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BERLUSCONI, FINALE DI PARTITA

BERLUSCONI, FINALE DI PARTITA

Guardava avanti, quella sera, Silvio Berlusconi.
Aveva il volto terreo. Era assorbito da un turbinio di immagini, di grida. Non scrutava quella muraglia umana che si era formata ai due lati di via Quattro Novembre. Gli sembrava un fatto incredibile dover passare tra ali di una folla che agitava le mani, sbeffeggiava, alzava lenzuola bianche. Da lontano, arrivavano gli echi di una contestazione mai vista, ritmata dalle grida di «buffone», «in galera». E sul selciato cadevano monetine, lanciate a distanza, da ragazzini dal volto sudato, con gli occhi sgranati. Tanta eccitazione per vedere lui salire al Quirinale.


Fabrizio Rizzi
Formato:120 x 185
Pagg.128
978-88-7937-593-1
€ 8,00


Da Palazzo Grazioli al palazzo del Quirinale, il nastro stradale, si percorre in un baleno. Ma la sera del 12 novembre 2011, era un percorso accidentato, l’Audi andava a sbalzi, malgrado la maestria dell’autista. Non poteva correre, teneva l’acceleratore pigiato il meno possibile. Il lampeggiante proiettava fasci di luce azzurrognola e blu che deformavano i volti della folla assiepata. Sembravano mostruosi sguardi pieni di ferocia. Le loro bocche erano simili a fauci pronte a inghiottire anche lui, qualcosa di mostruoso e angosciante.
Aveva in mente, in quegli istanti, soltanto le battute che avrebbe recitato al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. «Presidente, mi dimetto. Ho valutato, non ho più i numeri, devo passare la mano».
Avrebbe ricevuto una risposta gelida – lo sapeva – la lancia era spezzata. La fiducia di tre anni prima, quasi un plebiscito alla sua persona, si era frantumata sotto i colpi dello spread, mai arrivato a quella quota di 500 punti, delle insistenze mai esibite, sempre celate, di Angela Merkel, di Nicolas Sarkozy e di Baraci Obama.
Aveva superato le Colonne d’Ercole anche della sua esistenza. Era andato contromano, a 200 all’ora da Milano a Roma, e ritorno, parecchie volte, in 17 anni di potere a Palazzo Chigi […]


Fabrizio Rizzi è nato a Parma, ha lavorato tra Napoli e Milano, vive a Roma.
Per «Il Messaggero» ha seguito come inviato speciale i più importanti avvenimenti degli ultimi anni. A iniziare dalla giudiziaria: la strage alla stazione di Bologna, il processo Tortora, “Mani Pulite”, il processo Cusani, il caso Enimont, il suicidio Gardini e quello di Cagliari. Con un’intervista a Carlos “lo Sciacallo” ha determinato il riavvio delle indagini sulla strage di Bologna.


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